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il caso del vascovo pio boggiani

La diocesi di Adria


Facente parte dell’Esarcato di Ravenna, dal IV-V secolo crebbe l’importanza della
Chiesa Cattedrale di Adria come sede vescovile e successivamente il potere feudale
dei vescovi-conti. I primi attestati sicuri che testimoniano la nascita della diocesi
adriese sono risalenti al 649, con il concilio Lateranense. Il feudo del vescovato di
Adria cresce a dismisura: Badia (S. Giovanni Battista), Baruchella, Salvaterra,
Crocetta, Villafora, Rasa, Barbuglio, Saguedo, Cavazzana, S. Martino di Venezze,
Borsea, Fratta e la contea di Gavello vengono aggregate. Basti pensare che nel 1819
la Diocesi di Adria contava 150.000 anime e 78 Parrocchie.
Ma le cose non sono destinate ad andare per il meglio infatti Il 7 luglio 1909 con il
decreto Ea semper fuit della Sacra Congregazione Concistoriale la Curia vescovile fu
traslata da Adria a Rovigo, causando naturalmente il grande malcontento di tutto il
Polesine. Ed è proprio in seguito a questo fatto che avviene uno dei più strani ed
inquietanti avvenimenti della storia della Chiesa veneta: il popolo di Adria aggredì il
vescovo Tommaso Pio Boggiani (colui che prese la decisione di trasferire la diocesi) e
contro la città di Adria fu scagliato un interdetto di quindici giorni...


In che modo il vescovo fu preso a sassate?


Nonostante l’elevato pericolo di incidente, il nuovo vescovo Pio Tommaso Boggiani
decise di recarsi personalmente ad Adria per comunicare ai Canonici il decreto di
trasferimento. Nel pomeriggio di domenica 26 settembre 1909 arrivò in treno con il
suo segretario ed incontrò il Capitolo dei Canonici. Nel frattempo fra gli adriesi si
sparse la voce che la sede vescovile venisse trasferita a Rovigo. Al termine
dell’incontro la gente incominciò ad ammassarsi. Dapprima bambini e donne
accompagnarono il vescovo, avviatosi a piedi verso la stazione ferroviaria. Poi anche
ragazzi ed uomini accorsero per protestare, con fischi ed urla. A circa metà del viale
alcuni fanatici scagliarono pietre e sassi colpendo il Vescovo prima ad un braccio e
poi ferendolo al capo. Il prelato, grondante di sangue riuscì ad arrivare alla stazione
e poté salire in treno per Rovigo. Le ferite furono giudicate guaribili in quindici
giorni. Non mise mai più piede ad Adria.


I motivi del trasferimento della diocesi


Rovigo era in posizione più centrale e strategica rispetto ad Adria, inoltre era un
luogo fortificato a differenza di quest’ultima che si trovava in un territorio esposto

continuamente ad alluvioni e in una posizione un po’ marginale. Quindi le ragioni del
trasferimento erano evidenti per la miglior funzionalità garantita da Rovigo.

​

Risoluzione alla questione


In seguito ad un riassetto delle diocesi italiane il nome venne mutato nel 1986 in
quello di Adria-Rovigo, riconoscendo la città capoluogo di provincia e ormai sede
abituale del Vescovo. Una Bolla del pontefice Giovanni Paolo II erigeva il Duomo di S.
Stefano in Rovigo a “Chiesa Concattedrale”.

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